Dal 17 dicembre è disponibile l’intervista completa svolta da Andrea Fantino a Michèle Stenta, Premio Ostana 2024 per la Lingua Occitana.

 

Michéle Stenta

Michèle Stenta ha dedicato la sua carriera alla diffusione della lingua occitana attraverso percorsi pedagogici che svolge presso l’Educazione Nazionale. Si occupa con passione di promozione e difesa della lingua occitana, una tradizione che si tramanda di generazione in generazione dal Medioevo fino ai giorni nostri. Come scrittrice e insegnante, ha creato corsi e materiali pedagogici per scuole secondarie, superiori e università, con l’obiettivo di mantenere viva questa lingua storica e il suo patrimonio culturale suo interesse alla letteratura contemporanea dimostra come la lingua occitana sia uno strumento vivo e attuale, radicato nel passato ma capace di dialogare con il presente e di guardare al futuro.

“Senza formazione, non siamo nulla” dice Michèle Stenta spiegando la sua dedisione di insegnare l’occitano all’interno delle scuole “L’obiettivo era di restituire alla lingua la sua condizione di lingua vernacolare appoggiandoci sugli autori che avevamo, i cantautori… “ La pedagogia tradizionale non poteva funzionare per una lingua come quella occitana, che nel corso dei secoli ha avuto profondi cambiamenti e si è modellata sulle regioni nelle quali era praticata. Quindi con altri due colleghi ha scritto un manuale didattico nuovo e innovativo per insegnare l’occitano ai suoi studenti attraverso testi, foto e reportage. Il loro manuale è diviso in due parti: una parte dedicata alla lingua occitana della gente locale, a seconda della zona in cui insegnavano la lingua, e una seconda parte globale che includesse ogni regione dell’Occitania.

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La lingua occitana in quanto prima lingua vernacolare scritta ha una lunga tradizione e durante la società medioevale era utilizzata accanto alla propria lingua abituale. La creazione trovadorica interessò particolarmente la società dell’epoca: i trovatori, invitati nelle sedi dell’alta nobiltà europea, diffondevano questa lingua attraverso le loro poesie d’amore e godeva di ampia considerazione presso le varie corti, in particolare in quella francese che poco a poco si ispirò ai temi della loro poesia. A partire dal XIII la lingua occitana ha perso importanza, anche se non completamente eliminata, e durante i secoli il suo uso rimase sempre più marginalizzato e spesso relegato alla tradizione orale più che scritta.

“La situazione politica in Francia da secoli fa in modo che ogni lingua che non sia il francese non sia presa in conto. Non è per forza vietata, ma di fatto riscontra grosse difficoltà a continuare semplicemente a esistere”

Ecco che allora intervengono alcune associazioni, come l’Institut d’Estudis Occitans o la federazione FELCO (Federazione per l’insegnamento della Lingua e della Cultura Occitana) che portano avanti la volontà di preservare la lingua e di interfacciarsi con le autorità politiche, per tornare a un uso comune di quelle lingue minoritarie come l’occitano che non hanno un riconoscimento ufficiale.

Michèle Stenta non solo compie uno sforzo importante nella preservazione della lingua occitana, ma è anche una profonda studiosa della situazione femminile nella letteratura occitana medioevale e contemporanea. Le trovatrici furono le prime donne a esprimersi in una lingua vernacolare. Per Michèle Stenta, la filosofia del “fin’amor” si può trasporre e vivere anche ai giorni nostri: il rispetto e l’ascolto reciproco, lo scambio, la comprensione e della relazione. La lingua occitana diventa così un modo per attraversare i secoli, riconnettendosi ai valori trasmessi dalla poesia trovadorica per riadattarli al nostro presente.

 

 

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Guarda qui l’intervista completa:

Video: Andrea Fantino
Foto: Fabio Ferrero
Collettivo Artistico Premio Ostana: Paola Bertello, Flavio Giacchero, Luca Pellegrino, Marzia Rey