Intervista a Hawad
E’ un fiume (lingua, politica, poesia, arte, si parla di tutto, anche dell’atmosfera respirata ad Ostana), e a me (ndr. Andrea Fantino) il compito di invitarvi sulla sua riva, sedervi, e ascoltarlo. Sono certo che uscirete con più domande di prima, ma anche con qualche certezza. In ogni caso, avrete provato a lottare contro il tempo, e farlo, di questi tempi, è sicuramente qualcosa di sensato, oltre che di coraggioso.
Il suo incedere lento si fa anche più animato, spesso indignato, ed emerge l’orgoglio di chi ha visto una rivoluzione, di chi ne ha preso parte, di chi vede nella poesia e nella lingua una strada importante, sempre se si ha il coraggio di “trovare la lingua quando l’anima è turbata, quando si è colorata di sofferenza o di gioia”, e se si ha voglia di “trovare delle esperienze per resistere al caos ecologico e alla decadenza dello spirito umano”. Parla di esilio, di popoli e individui: “L’esilio è facile per persone come me e per gli individui, una persona si esilia. Ma un popolo esiliato nel proprio territorio, che diventa straniero sulla terra dei suoi antenati, sulla sua terra… è impossibile, è la cosa più dura, un doppio esilio”.
Seguite tutta l’intervista:
Premio speciale
Lingua tamajaght (Area Tuareg)




Foto: Flavio Giacchero