«Il premio Ostana, un paesino in Piemonte dove si parla occitano, che celebra le scritture in lingue minoritarie. Ci andrò a giugno, ho già la traccia del discorso: ha a che vedere con la parola “persona”, che indica in origine la maschera nel teatro greco ed era, fra l’altro, una cassa di risonanza perché nell’anfiteatro tutti potessero sentire. La parola “persona” viene a dire che un soggetto ha bisogno di una risonanza, di una considerazione sociale per esistere. Ed è lo stesso per le lingue minoritarie. Ho cominciato a rifletterci guardando una piccola foto di mia nonna, un’immagine triste. Pensai, che brutta foto, mentre re e principi – tutti più stupidi di mia nonna – hanno i loro dipinti, la loro grancassa sociale. Un’ingiustizia tremenda. La letteratura fa anche questo: dà eco, esistenza sociale alla gente che non l’avrebbe. Va all’incontro di ciò che condiziona socialmente, ad esempio la povertà».

  • da Avvenire
  • Paola Del Vecchio
  • 13 maggio 2023

Bernardo Atxaga: la letteratura è figlia dell'interiorità