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Asier ALTUNA – Premio cinema

“Premio Ostana scritture in Lingua Madre” edizione 2018

Lingua basca (Spagna)

Biografia

Nato il 4 maggio del 1969 a Bergara, in Gipuzkoa, Asier Altuna è un regista e sceneggiatore.

La sua opera cinematografica è apprezzata non solo nella sua terra – i Paesi Baschi – ma a livello internazionale, ricevendo molti riconoscimenti per le sue opere. La sua carriera cinematografica ha avuto inizio con diverse collaborazioni lavorative come tecnico in vari lungometraggi, lavoro che ha svolto fino al momento in cui ha deciso di lanciarsi nella regia e nella sceneggiatura insieme al regista Telmo Esnal. Da questa unione sono nati i cortometraggi Txotx (1997 di 15 min),  40 ezetz (1999 di 14 min) e Iraila (2016 – segmento di Kalebegiak ). Il suo debutto nel lungometraggio è rappresentato dalla commedia di successo Aupa Etxebeste! (2005 – 90 min) co-diretta con Telmo Esnal, e con la quale ha ottenuto il Premio Giovani – Nuovi Registi nel Festival di San Sebastian Zabaltegi e la nomina al Goya come Migliore Sceneggiatura. Altro frutto della collaborazione con Esnal è la serie televisiva Brinkola (2008-2009, 13 puntate per il canale ETB1).

In proprio ha scritto e diretto altri cinque cortometraggi: Topeka (2004), Sarean (2006), Artalde (2010), vincitore del primo premio come Miglior Cortometraggio nel Zinebi, Zela Trovke/Tagliando l’erba (2013), documentario presentato al Festival del Cinema di San Sebastian Zabaltegi e in 80 festival internazionali, vincitore di 21 premi, selezionato dall’Accademia del Cinema per il Goya al Miglior Cortometraggio Documentario; Han izanik hona naiz. Soroa (2014), presentato nella sezione Zabaltegi Festival de San Sebastian.

Come sceneggiatore ha prodotto: Urte Berri On Amona! (2011) scritto insieme a Telmo Esnal, che ne è stato il regista) e ha collaborato nella scrittura di alcune serie e programmi di ETB come “Martin”, “Sorginen Laratza”.

Nel 2008 ha fondato insieme a Marian Fernández la casa di produzione Txintxua Films, con la quale ha prodotto il documentario Bertsolari (2011) e il suo primo film lungometraggio di finzione Amama  (2015) di cui è sceneggiatore e regista e per il quale ha ricevuto il Premio Irizar del Cinema Basco, la Menzione speciale del Premio Signis al Festival di San Sebastian e il Babel FilmFestival di Cagliari. Per Amama Asier Altuna riceve il Premio Ostana-Sezione Cinema del 2018.

Motivazione

La forma originaria dell’identità è legata alla terra, ai miti ancestrali che sono sedimentati nella memoria e nella lingua, nei silenzi e nel ritmo della natura irriducibile alla storia umana, caratterizzata dall’egemonia della tecnologia e dall’ideologia del mercato. Attraverso lo sguardo di una donna anziana che vede disgregarsi la famiglia tradizionale, il regista Asier Altuna nel suo film “Amama” rappresenta, con toni tra il mitico e l’iperreale, un mondo rurale fatto di regole e tradizioni ancestrali inevitabilmente sublimate nel tempo. E in questo racconto, che ha un respiro universale, nel tragitto di un destino declinato sulla modernità, la lingua esprime la radicalità dell’origine con la forza della fluidità dell’acqua che scorre come le stagioni. Il tema dell’appartenenza si confronta con la creatività dell’arte, della musica, della rappresentazione che non riesce a restituire il passato, ma sa appellarsi al mondo delle emozioni, risvegliandone l’arché incastonato nei colori e negli odori della terra. La tradizione continua a risplendere da un punto di vista obliquo sulle trasformazioni che, tenendo costante la misura di un costante confronto con la modernità, vivono la morte come una parentesi della rigenerazione del mondo intimo della natura, come il principio di una maternità che varca la soglia del silenzio per farsi lingua madre.

Antologia

TESTO ANTOLOGIA: ITALIANO

AMAMA- (Zhuaitz bat erortzen denean)

Regia – sceneggiatura: Asier Altuna

Interpreti: Kandido Uranga, Iraia Elias, Klara Badiola, Ander Lipus, Manu Uranga, Amparo Badiola, Nagore Aranburu

Produzione: Txintxua Films (2015)

durata: 103′

Amama, in basco significa “nonna”, sottotitolo “Quando un albero cade”, è uno dei film più poetici ed emozionanti della nuova cinematografia basca. Girato in alcune sue parti in Super8, scelta stilistica dell’autore, il film propone una storia che si svolge in un ambiente rurale. Numerosi gli spunti di riflessione tra cui lo scontro fra generazioni, la coerenza interiore nelle scelte individuali, il bisogno del riconoscimento di sé e l’esigenza di un cambiamento che dalla memoria passata tragga linfa e non ne sia invece prigione.

Amaia (interpretata da Iraia Elias) è una giovane artista in lotta contro un destino segnato da antiche consuetudini, nel film esemplificate nella figura di un padre ottuso e severo. Cresciuta in un casolare di campagna insieme ai due fratelli Xabi e Gaizka e ai genitori Tomás (Kándido Uranga) e Ixabel (Klara Badiola), Amaia cerca un’espressione di libertà nell’arte, filma e fotografa elementi di spiritualità pagana come alberi e boschi, si perde nello sguardo profondo e magnetico del viso segnato della nonna silenziosa (interpretata da Amparo Badiola). Amaia si ritrova quindi a essere la lama che trafigge il vecchio mondo fatto di inutili abitudini per farne sorgere uno nuovo, creando una crisi di identità sia nell’autorità paterna, sia nel significato della natura e del destino degli uomini. Il suo carattere battagliero fa emergere la dicotomia tra la realtà rurale con le sue tradizioni, i suoi valori, gli stili di vita che vanno scomparendo, la vita della città e la voglia di indipendenza e rinascita. Il conflitto che vive la protagonista nel cercare la propria strada senza tradire le proprie radici offre ad Altuna la possibilità di fare un omaggio al mondo rurale basco che sta sparendo e per il quale il regista dichiare di avere un debole.

a cura di Maria Teresa Atorino

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